il mercato immobiliare
A Brescia per acquistare un bilocale che ai parametri della semiperiferia cittadina è valutato 2.750 euro al metro quadro, serve investirvi 83 buste paga
Il bene casa è un lusso, anche se la casa non è di lusso. Si potrebbe riassumere così l’indagine del Sole 24 Ore che ha messo in luce, nel mercato delle compravendite immobiliari, non solo come si siano registrati aumenti dei prezzi al metro quadro, ma anche il rapporto perverso con gli stipendi degli italiani e dei bresciani. Perverso in quanto sempre più critico, sempre più a sfavore della sostenibilità dell’acquisto. In altre parole, tendono ad aumentare le mensilità che servono ad un single o ad una famiglia per acquistare casa (immaginando che lo impieghi tutto, lo stipendio, per la casa, cosa che ovviamente non può avvenire nella realtà). E stiamo parlando degli italiani, cioè di un popolo che tradizionalmente preferisce la proprietà all’affitto, diversamente da quando accade in altri Paesi europei, come Francia o Gran Bretagna.
Le capitali super care
Ai primi posti dell’indagine ci sono le città che ci aspetteremmo di trovare, insomma: Venezia, Milano, Roma, dove il mercato immobiliare è così alto che esclude di fatto i ceti medi e medio bassi. Già perché l’indagine non prende in considerazione attici sul Canal Grande, piuttosto che in via Montenapoleone o a piazza Navona, ma monolocali di 60 metri quadrati in zona semiperiferica, nelle fasce tra centro e periferia. Appartamenti cioè a cui possono aspirare persone con un reddito dignitoso ma non veri ricchi.
E veniamo a Brescia: qui per acquistare un bilocale del genere, che ai parametri della semiperiferia cittadina è valutato 2.750 euro al metro quadro, serve investirvi 83 buste paga. Insomma, sette anni circa di salari. E non c’è bisogno di dirlo, che se lo stipendio è inferiore ai 2000 euro, cosa ovviamente tutt’altro che rara, il vostro bilocale vi costerà molte più mensilità delle 83 dello schema del «Sole». Ma a Venezia ne occorrono 159 di settimane, a prezzi al mq che sfiorano i 5mila euro, e a Milano, dove al mq gli euro sono 5.850, le mensilità sono 129.
La ricerca del quotidiano di Confindustria però tiene a evidenziare soprattutto l’aspetto dinamico di questo fenomeno, e cioè quanto la sostenibilità delle compravendite nei capoluoghi di provincia italiani sia diminuita nell’ultimo quinquennio. In altre parole, quante mensilità di stipendio in più servono in caso di acquisto, oggi rispetto a cinque anni fa. Una maniera che di fatto mette in evidenza il peso del fattore-prezzo delle compravendite, la variabile più mobile rispetto agli stipendi, che in Italia sono quasi fermi o comunque crescono pianissimo, molto meno che negli altri Stati europei e meno anche dell’inflazione.
Se nel mercato drogato della Venezia iperturistizzata servono oggi quasi 19 mensilità di stipendio più che nel 2019, se in quello di Milano ne servono 11 in più e a Roma 10,5 in più, a Brescia ne serve solo uno in più, mentre ad esempio a Bergamo ne servono quasi 5 in più, a Varese 5, a Verona 6,3 in più, a Reggio Emilia 2,4 in più.
Questa tendenza tuttavia non è generale, tutt’altro. In quasi la metà dei poli urbani italiani infatti negli ultimi cinque anni la dinamica si è invertita, a Padova, a Catania, a Mantova, a Udine. Addirittura in città come Lecce o Rieti sono «salve» 8 o 9 buste paga.
L’offerta
Ma come è l’offerta rispetto alla tipologia di case presa in considerazione dal «Sole»? Perché al di là degli stipendi da investire e dei costi medi, le case bisogna prima trovarle. «E negli ultimi anni – spiegano a Benimmobili, sede al Crystal Palace – si realizzano soprattutto abitazioni di alta qualità, che rispondono a un target di fascia alta, dove si cerca anche la domotica e l’efficienza energetica, le finiture di pregio». È il caso ad esempio dei palazzi che sorgeranno in via Eritrea o dei nuovi edifici che stanno nascendo a Brescia 2. Quindi, pezzature e prezzi chiaramente più alti dei monolocali presi a parametro dall’indagine. «I prezzi di queste nuove costruzioni variano in base alla qualità dei materiali e alla posizione, ma in generale sono tra i 2.500 e i 4.000 euro al metro quadro». La stessa ricerca della qualità investe il ristrutturato, «che ha trovato slancio grazie agli incentivi – ricordano a Benimmobili – e non riguarda solo il centro, ma anche soluzioni più contenute, destinate a chi desidera un immobile pronto all’uso, in zone ben servite e strategiche».
Se dunque trovare una casa da comprare non è facile – e comunque ipotecando parecchio del nostro stipendio ipotechiamo anche parecchio del nostro futuro – non pare facile riuscirci neppure a livelli di costo più bassi. Come quelli dell’housing sociale, a cui il settore pubblico, come il Comune di Brescia, indirizza investimenti e punta a coinvolgere i privati. Ma senza riuscire ad esaurire completamente la domanda. L’edilizia sociale è un target abitativo che esce dallo spettro dell’analisi del «24 Ore», guarda prevalentemente all’affitto (vedi le future tre palazzine di Sanpolino), e dove solo una quota minoritaria delle nuove costruzioni è destinata alla vendita. A questo mercato ad esempio erano destinati gli edifici di Borgo Wuhrer targati Redo sgr un’operazione che sta tramontando.
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