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Atto brutale scuote il Piemonte: lupo impiccato, parla l’esperto, “ecco perché questo atto non può essere ignorato”


Luca Giunti, guardiaparco Alpi Cozie ed esperto di fauna selvatica, propone un approccio basato sull’educazione degli animali e sulla coesistenza pacifica, criticando la gestione della fauna basata sulla paura e sull’abbattimento indiscriminato

Un atto di crudeltà gratuita e un messaggio inquietante: un lupo è stato trovato impiccato a Frabosa Soprana (Cuneo) nella notte tra il 6 e il 7 dicembre. La carcassa dell’animale, appesa a una rete vicino a un’insegna all’ingresso del paese piemontese, rimanda a un episodio analogo avvenuto la scorsa estate in alta valle Varaita.

Le indagini sono in corso per determinare le cause della morte e individuare i responsabili. L’ipotesi più considerata è che il canide sia stato investito da un’auto e poi impiccato come gesto dimostrativo, ma saranno gli esami necroscopici a fornire risposte certe.

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Questo gesto brutale non solo viola le leggi a tutela degli animali, ma arriva in un momento particolarmente delicato per la convivenza tra uomo e lupo in Italia. Proprio il giorno prima del ritrovamento, infatti, la Convenzione di Berna ha declassato il lupo da «specie strettamente protetta» a «specie protetta», aprendo la strada a una sua gestione più flessibile.

Mentre gli animalisti denunciano l’accaduto e ribadiscono l’importanza della conservazione del lupo, gli allevatori tornano a chiedere misure di contenimento più efficaci, esasperati dalle predazioni sul bestiame. In questo clima di tensione, l’assessore regionale Marco Gallo ha auspicato un confronto tra tutte le parti coinvolte per trovare soluzioni condivise che garantiscano l’equilibrio tra la protezione del lupo e le esigenze del territorio.

Per comprendere meglio la complessa relazione tra uomo e lupo e le possibili soluzioni a questo conflitto, abbiamo intervistato Luca Giunti, guardiaparco ed esperto di fauna selvatica con una profonda conoscenza del lupo italiano. Giunti è da anni impegnato nello studio e nella conservazione di questo canide.

Come interpreta questo gesto efferato?

L’animale impiccato è il simbolo, il segno tangibile di un disagio del territorio. È un sintomo. Se siamo intelligenti, prendiamo il simbolo come segnale di allarme e andiamo a curare la malattia. Accusare i sintomi, come fa chi si occupa solo della parte politica che deve dare risposta alla pancia delle persone e non alla testa, non serve a nulla.

Cosa intende dire?

Intendo dire che bisogna capire le ragioni profonde di questo gesto. Il lupo, oggi, non è un pericolo per l’uomo. Non ci caccia, non è affamato e ha paura di noi. Ma il suo ritorno in territori antropizzati, come le periferie delle città, crea tensioni e conflitti. Bisogna intervenire con intelligenza, educando gli animali e promuovendo una coesistenza pacifica.

Come si educa un lupo?

Il lupo è un animale intelligente, culturale, impara. Se un lupo si avvicina troppo, possiamo usare metodi dissuasivi, come pallottole di gomma. Lui imparerà e insegnerà al suo branco a non avvicinarsi. Educarli, anche in modo brusco, è sempre meglio che ucciderli.

Lei parla di coesistenza. Cosa significa esattamente?

Convivere è una scelta. Coesistere è quello che dobbiamo fare con il lupo. Come facciamo con un vicino di casa che ha abitudini diverse dalle nostre. Dobbiamo trovare un equilibrio, uno spazio di tolleranza reciproca. Per coesistere con gli animali selvatici ci vogliono due cose: conoscenza e rispetto. E il rispetto arriva attraverso la conoscenza, ma anche attraverso la consapevolezza che abbiamo bisogno di spazi nei quali nessuno dei due occupa e nei quali, invece, ognuno di noi fa un passo indietro.

Cosa pensa del possibile declassamento del lupo nella Convenzione di Berna?

Non è per forza una cosa negativa, se fatto con razionalità e basandosi sui dati scientifici. Già ora, con la protezione assoluta, sono previste deroghe per casi specifici. Il declassamento renderebbe solo le procedure più snelle. Potrebbe essere un modo per rendere la gestione del lupo più efficace, senza comprometterne la tutela.

Ma l’aumento della presenza del lupo non rischia di creare problemi agli allevatori?

Certo, la presenza del lupo può creare problemi, ma abbiamo gli strumenti per gestirli. Recinzioni, cani da guardiania, monitoraggio costante. E in casi estremi, la possibilità di deroghe per l’abbattimento selettivo. La chiave è la prevenzione e la collaborazione tra istituzioni e allevatori.

Quale è un approccio efficace per garantire una coesistenza pacifica tra uomo e lupo?

Educare i lupi è meglio che ucciderli. Dobbiamo imparare a coesistere con loro, con conoscenza e rispetto. Dobbiamo superare la visione romantica e idealizzata del lupo, ma anche la paura irrazionale che spesso lo accompagna. Il lupo è un animale complesso, come noi. E come noi, è capace di imparare e adattarsi. Offriamogli questa possibilità, invece di condannarlo a morte.

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