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Il Piemonte diventa terra di gin, e riscopre che il ginepro è considerato una pianta magica


di
Piera Genta e  Rosalba Graglia

La nuova tendenza conta decine di etichette e guarda al passato e alle tradizioni.  In primavera a Mondovì il festival GinItaly

Avreste mai immaginato che il Piemonte diventasse terra di gin? E scenario la prossima primavera, dal 30 maggio al 1° giugno, di un grande festival GinItaly a Mondovì, con anteprima nel prossimo week end dell’Immacolata? La nuova tendenza del gin piemontese già conta decine di etichette e ha motivazioni importanti. Proprio nel territorio del Monregalese e del Cuneese, verso le Alpi Marittime soggette a influssi dal mare, cresce spontanea la botanica essenziale, il ginepro, pianta antica e fortemente simbolica.

La magia del ginepro

Bisogna tornare al territorio e alle sue tradizioni per scoprire che il ginepro è considerato una pianta magica, che protegge dalle forze del male. Secondo la tradizione, avrebbe protetto anche la Vergine Maria e così era consuetudine piantare i ginepri vicino alle abitazioni e nelle feste di fine anno si usava appendere rami di ginepro alle porte delle case e delle stalle come portafortuna o bruciarli per purificare l’aria. In tutta la zona montana le piante di ginepro crescono spontanee e sviluppano caratteristiche uniche di profumo e colore. E qui fin dall’800 e agli inizi del ‘900 si produceva il «Distillato di Ginepro secco»: in pratica, il gin, oggi protagonista di un gran ritorno.




















































A Mondovì le degustazioni

Così sabato e domenica prossimi a Mondovì si potranno degustare gin piemontesissimi come l’Occitan, prodotto fin da inizio ‘900 da Bordiga, distilleria familiare nata nel 1888 a Cuneo, con il ginepro raccolto dai montanari delle valli, e poi l’edizione limitata di Bandit Gin di Veràys (solo 1428 bottiglie), MAeCO’ di Sibona che utilizza anche l’acqua naturale Eva della sorgente più alta d’Europa sotto al Monviso e ha ottenuto la medaglia d’oro al prestigioso Gin of the year 2024 a Londra. Il Gam 7.2 si rifà ad una tradizione della famiglia Cerutti che nella seconda metà del ‘900 distillava gin in Canelli, ed è stato rivisitato in chiave contemporanea dagli eredi; il Bamboo Sette Ottavi è nato da un’idea di due ragazzi del Roero, con foglie essicate di bamboo coltivato nella zona di Cravanzana. A Mondovì ci sarà pure il Chemical Gin prodotto a Caraglio (nome provocatorio: Chemical non indica un’origine artificiale ma l’attenzione a gusto,gradazione e ingredienti).

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I produttori

E l’elenco dei gin piemontesi può continuare. Nelle enoteche sono sempre più presenti marchi come il gin al genepy di Argalà, i gin mediterranei Malfy di Torino Distillati di Moncalieri, i gin agricoli monferrini di Franco Cavallero dai nomi — Gadan, Blagheur — che sembrano usciti da una canzone di Gipo Farassino, il Bugin, gin giusto per esaltare la carne (il bucin è il vitello in piemontese). C’è il Turin Gin prodotto dalle Distillerie Subalpine di Affini, il Gin DelMago creato da Magorabin/Marcello Trentini, con cardamomo e speziato di zenzero, cannella, mirra, incenso, il Migin di Chicca Vancini composto da sake kasu, ginepro e parmigiano 30 mesi; l’Engine, gin delle Langhe dalla confezione ispirata alle taniche di carburante; i gin Gino e Gina di Origine, azienda bio della Val Bormida, con ginepro delle Marittime e liquirizia, rosa, salvia e limone; il Barogin in cui gli aromi del ginepro si fondono con i profumi di frutta rossa e delle spezie del Barolo.

I ravioli al gin

Il gin piemontese finisce anche a tavola: nello spazio Gin&Food di Mondovì il maestro pastaio Fulvio Riccardi propone un raviolo ripieno di brasato al gin, mantecato con burro d’alpeggio e alle bacche di ginepro.
Insomma, c’è da scommettere che il prossimo gin tonic — aperitivo tornato in auge — sarà con un gin piemontese. Bella (ri)scoperta.

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1 dicembre 2024



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